
C'era una volta, così iniziano le più belle fiabe di tutti i tempi, e le storie che ancor oggi affascinano nel presente.
Questa è la vicenda di una famiglia che ha fatto della propria passione il proprio lavoro: Sissiri è una storia di vino, come divino è l’impeto di chi lo produce dal 1850.
Questa storia inizia durante il Regno delle Due Sicilie, a Pachino, e precisamente grazie a Bartolo Andrea.
L’imprenditore fa a erigere nella periferia del promontorio di Pachino un piccolo palmento, l’omaggio alla vinificazione del Nero d’Avola, simbolo della cantina tutt’ora attiva.
Durante i decenni, il fascino di queste uve e del bouquet aromatico, frutto di un sapiente uvaggio, è stato tramandato fino a Carlo Rampulla, l’attuale giovane produttore.
Dopo aver lasciato gli studi e dopo la scomparsa di mamma Lucia nel 2012, decide di votarsi anima e corpo alla gestione delle vigne di famiglia.
Al suo fianco, può contare sul papà Vincenzo, sempre presente e premuroso, un vero e proprio maestro per l’azienda.

L’impegno attivo di Carlo inizia già nel 2005, quando acquista circa 4 ha. di terreno a Noto, nella contrada Buonivini.
Ci troviamo in un terroir speciale per la produzione del Nero d’Avola, immersi nelle vigne e nei suoli vocati al vigneto che viene coltivato con la tecnica tipica siciliana, ad alberello.
Da questo incipit, Carlo e il suo team cominciano a produrre un vino straordinario, e nel 2015 arriva un traguardo importante: la conversione totale della coltura al regime biologico.
Produrre vino, però, non significa solamente cura e sapienza per le uve e i metodi indigeni. Ci vuole anche quel guizzo intraprendente che trasforma la cantina in qualcosa di speciale.
Nel 2019, giunta alla sua quinta generazione, la casa vinicola Sissiri, su idea di Carlo, realizza le prime tre etichette speciali, imbottigliando le prime storiche 2800 bottiglie.
Stiamo parlando di Nirìa, con uvaggio di Nero d’Avola, Mamà, a base di Moscato secco, e infine Donnarosa, caratterizzata da Moscato Passito.